La protesi d’anca. La chirurgia della protesi d’anca è una delle soluzioni ortopediche più efficaci e consolidate per trattare patologie degenerative che compromettono gravemente la funzionalità dell’articolazione coxo-femorale. Viene effettuata dagli specialisti del Centro di Alta Complessità Ortopedica della Casa di Salute Santa Lucia del gruppo Nefrocenter. Si ricorre alla protesi d’anca perché malattie come l’artrosi, l’artrite reumatoide o le necrosi avascolari possono causare dolore cronico, rigidità e una perdita progressiva della mobilità, rendendo difficile anche camminare o svolgere attività quotidiane. Si interviene quando terapie conservative (come fisioterapia, infiltrazioni o farmaci antinfiammatori) non sono più sufficienti, l’intervento chirurgico di sostituzione protesica diventa una scelta necessaria per migliorare la qualità della vita del paziente.
I sintomi che indicano la necessità di una protesi d’anca
I sintomi che possono indicare la necessità di una protesi d’anca includono:
- Dolore persistente all’anca, anche a riposo o durante la notte
- Rigidità articolare e difficoltà a compiere movimenti semplici (come infilarsi i calzini)
- Zoppia o alterazione dell’equilibrio
- Limitazione della mobilità e difficoltà a salire le scale, camminare o alzarsi dalla sedia
- Diminuzione della qualità della vita e aumento della dipendenza dagli altri
Questi sintomi, valutati attraverso esami diagnostici radiologici come radiografie o risonanza magnetica e permettono di stabilire il grado di deterioramento articolare.
In cosa consiste l’intervento di protesi d’anca
L’intervento chirurgico prevede la sostituzione dell’articolazione danneggiata con una protesi artificiale. L’articolazione dell’anca è costituita da una “coppa” (acetabolo, situato nel bacino) e una “testa” (la parte superiore del femore). La chirurgia rimuove le componenti compromesse e le sostituisce con impianti protesici biocompatibili, generalmente in titanio, ceramica o polietilene.
Le due componenti principali della protesi sono:
- Lo stelo femorale, inserito nel canale del femore e dotato di una testa sferica
- La coppa acetabolare, che accoglie la testa e consente il movimento fluido
Le principali tecniche chirurgiche
Oggi esistono diverse tecniche chirurgiche, che si differenziano per l’accesso all’articolazione e la tipologia di impianto utilizzato. La chirurgia tradizionale utilizza il metodo classico, con un’incisione più lunga (15-20 cm). Comporta un maggiore impatto sui tessuti muscolari, ma garantisce una visione completa dell’articolazione durante l’intervento. È ancora molto utilizzata in casi complessi o revisioni protesiche. La chirurgia mininvasiva, invece, utilizza accessi più piccoli (8-10 cm), limitando il danno ai tessuti molli e riducendo i tempi di recupero. L’intervento può essere effettuato con un accesso anteriore diretto, con minimo disturbo muscolare, con un accesso laterale modificato o con un accesso posteriore (molto diffuso, con buoni risultati di stabilità). Si tratta di tecniche favoriscono una degenza più breve e un ritorno più rapido alle attività quotidiane, ma a decidere quale è il tipo di intervento più adatto al paziente è l’equipe medica del Centro di Alta Complessità Ortopedica.
Tipologie di protesi d’anca
Così come la scelta del tipo di intervento può variare, anche la scelta della protesi dipende da diversi fattori come età, stato osseo, patologia di base e stile di vita. Le protesi si distinguono in:
- Protesi totale (o artroplastica totale): sostituisce sia l’acetabolo che la testa del femore. È la più comune.
- Protesi parziale (o endoprotesi): sostituisce solo la testa femorale, spesso usata in fratture del collo del femore in pazienti anziani.
- Protesi a doppia mobilità: garantisce maggiore stabilità, utile in pazienti con alto rischio di lussazione.
- Protesi non cementata e cementata: le prime sono preferite nei giovani per la loro integrazione ossea naturale, le seconde nei pazienti anziani o con osteoporosi.
Il recupero post-operatorio
L’intervento dura circa 1-2 ore. Dopo l’intervento, il paziente viene mobilizzato già entro le 24-48 ore con l’aiuto di un fisioterapista. Il recupero completo richiede circa 2-3 mesi e include:
- Fisioterapia per rafforzare i muscoli e recuperare la mobilità
- Anticoagulanti per prevenire trombosi
- Attività controllata per evitare il rischio di lussazioni o infezioni
Molti pazienti riferiscono un notevole miglioramento della qualità della vita già a poche settimane dall’intervento, con la scomparsa graduale del dolore e miglioramenti significativi in coloro che accusavano zoppia.
Durata e quando sostituire una protesi d’anca
Una protesi d’anca ben posizionata può durare anche 20-25 anni, soprattutto grazie ai materiali innovativi attuali. Tuttavia, può rendersi necessaria una revisione protesica in caso di:
- Usura dei componenti
- Lussazioni ricorrenti
- Mobilizzazione dell’impianto (protesi che si “allenta”)
- Infezione profonda (evenienza rara ma grave)
La chirurgia di revisione è più complessa e richiede una pianificazione attenta, ma consente di sostituire le componenti danneggiate mantenendo, quando possibile, quelle ancora integre. Il Centro di Alta Complessità Ortopedica è specializzato nella chirurgia di revisione. E’ opportuno precisare che la scelta di un centro specializzato come a Santa Lucia e il rispetto delle indicazioni post-operatorie riducono significativamente la probabilità di complicanze.