La cura della fistola artero-venosa in dialisi

La cura della fistola artero-venosa in dialisi
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La cura della fistola artero-venosa (FAV) è fondamentale per la salute del paziente in dialisi. Potrebbe essere definita la linea della vita, proprio a sottolineare l’importanza che ha per le persone sottoposte a trattamento dialitico con rene artificiale. In emodialisi possiamo definire tre tipi di accesso vascolare:

  • FAV nativa confezionata con i vasi del paziente;
  • FAV protesica (GRAFT) confezionata impiegando materiale sintetico o semi biologico;
  • CVC – Cateteri Venosi Centrali.

La cura della fistola artero-venosa

Esistono linee guida per la cura della fistola artero-venosa. Quelle stabilite dalla IFK, la fondazione del rene a livello mondiale, e quelle europee. Le best practice europee (EBPG) indicano ai medici come realizzare e prendersi cura della fistola artero-venosa. Statisticamente, almeno il 50% dei pazienti in dialisi sono dotati di FAV perché l’obiettivo è limitare sia l’utilizzo delle protesi che dei cateteri venosi centrali. Questi ultimi, dovrebbero rappresentare l’ultima soluzione possibile quando esistono patologie dovute a comorbilità. Oppure, quando non si hanno più vasi sanguigni disponibili per la creazione di una fistola artero-venosa. 

Un bridge per l’attesa

Un bridge, ovvero un ponte, è l’utilizzo più opportuno del catetere venoso centrale. Tutto ciò aspettando l’innesto di una FAV, sia di tipo nativa che protesica. Il CVC può essere utilizzato anche nei pazienti che hanno uno stato di salute grave al punto da non consentire la creazione immediata della FAV e pertanto bisogna attendere che ci siano condizioni cliniche migliori.

L’Italia al primo posto

L’Italia vanta un record: ha il maggior numero di pazienti prevalenti con FAV. Secondo lo studio realizzato da DOPPS (Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study) il Belpaese è la nazione che prevale come presenza di FAV nei pazienti. Un pedominio rispetto a Spagna, Francia, Germania e Regno Unito. Si tratta di un dato evidente, perché è constatato che i pazienti dotati di fistola artero-venosa hanno una maggiore aspettativa di vita. E’ questa la motivazione secondo la quale le best practice mondiali ed europee invitano a mettere in atto ogni sforzo possibile per confezionare la FAV.

Le complicanze dei pazienti in dialisi

Lo studio di DOPPS III conferma che nei pazienti dotati di accesso vascolare con protesi le complicanze sono maggiori rispetto a coloro che hanno una fistola artero-venosa. La sopravvivenza aumenta del 53% a distanza di 5 anni e del 43% a distanza di un decennio nei pazienti nei quali viene innestata una FAV nativa. Nei pazienti dotati di protesi, i dati sulla sopravvivenza sono così evidenziati:

  • 1 anno sopravvivenza il 67% dei pazienti;
  • 2 anni sopravvivenza il 50% dei pazienti;
  • 3 anni sopravvivenza il 43%dei pazienti.

I fattori che aumentano le complicanze dei pazienti con fistola artero-venosa

L’efficienza della FAV e l’aspettativa di vita dopo l’accesso vascolare è condizionata da diversi fattori, i quali assumono un ruolo determinante. Si tratta di:

  • Aterosclerosi
  • Comorbilità
  • Diabete
  • Età
  • Eventi cardiovascolari precedenti
  • Late Referral (invio tardivo al nefrologo)
  • Malattia vascolare periferica
  • Obesità
  • Tabagismo

Le informazioni ai pazienti

Il personale sanitario è fondamentale nella cura della fistola artero-venosa. A Nefrocenter medici e infermieri sono selezionati per garantire al paziente il più alto grado di assistenza possibile. Inoltre, periodicamente il gruppo effettua corsi di aggiornamento per migliorare non solo il servizio al paziente, ma anche per attuare le migliori cure che la medicina a livello mondiale offre. L’evoluzione delle cure in dialisi (e anche negli altri settori) ha un’area di studio aziendale della quale fanno parte i migliori medici: si tratta di Nefrocenter Research

Il ruolo del paziente e il patto terapeutico

Il comportamento del paziente è fondamentale nella cura della fistola artero-venosa e deve seguire scrupolosamente le indicazioni del personale sanitario. L’autocura e la prevenzione sono essenziali per ridurre le complicanze. Attraverso un’attenta analisi è proprio il paziente a fornire al medico indicazioni su alterazioni della fistola artero-venosa. Non basta, però, fornire al paziente delle regole. Tutt’altro. Il rapporto fiduciario tra medico e infermiere con il paziente aiuta a sviluppare un processo continuo che punta a migliorare la qualità di vita e il percorso terapeutico. Nasce, appunto, un patto-terapeutico tra le parti, anche se rimane fondamentale avere un promemoria che può aiutare il paziente a concentrare la sua attenzione su aspetti fondamentali della cura della FAV.  

Il promemoria per la cura della fistola artero-venosa (FAV)

  • Lavare accuratamente il braccio della FAV con acqua e sapone prima di sottoporsi al trattamento della dialisi.
  • Non muovere il braccio durante la dialisi.
  • Tamponare correttamente la FAV dopo la dialisi senza premere troppo.
  • Se la dialisi viene effettuata a domicilio, verificare se c’è sanguinamento nell’inserzione degli aghi. Nel centro dialisi della verifica se ne occupa l’infermiere.
  • Verificare la presenza del thrill, ovvero il fremito che è la vibrazione che si avverte quando si poggia il palmo della mano sulla fistola. La loro assenza impone l’intervento immediato del personale.
  • Segnalare se si avverte dolore, calore nella zona, gonfiore o intorpidimento.
  • Eseguire gli esercizi consigliati dal personale sanitario per aiutare lo sviluppo della FAV.
  • Evitare maglie e camicie con le maniche troppo strette.
  • Non indossare l’orologio sul polso del braccio della fistola artero-venosa.
  • Non misurare la pressione arteriosa sul braccio della FAV.
  • Evitare prelievi di sangue o terapie infusionali sul braccio della FAV.
  • Evitare di sollevare oggetti molto pesanti con il braccio della FAV.
  • Proteggere il braccio dagli urti accidentali.
  • Rimuovere i tamponi dal braccio nel giorno seguente al trattamento di dialisi. Se c’è sanguinamento seguire le linee guida del personale sanitario ma se il problema non si risolve con il tamponamento consigliato è fondamentale recarsi al più vicino posto di pronto soccorso. 

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