La malattia di Franco Di Mare: il mesotelioma

La malattia di Franco Di Mare: il mesotelioma
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La malattia di Franco Di Mare, giornalista Rai, è il mesotelioma. Inviato nei Paesi di guerra, nei Balcani in particolare, Franco Di Mare potrebbe aver contratto questo tipo di cancro molto aggressivo a causa del contatto con l’uranio impoverito. Lo stesso giornalista ne ha parlato in televisione, raccontando il momento in cui ha scoperto di avere il mesotelioma, la malattia conosciuta anche per aver colpito Steve McQueen ed Enzo Tortora.

Cosa è il mesotelioma

Il mesotelioma è un tumore maligno. Si sviluppa nel mesotelio (da qui il nome), un sottile strato di tessuto che riveste i polmoni, il cuore e altri organi interni. La malattia è causata principalmente dall’esposizione all’amianto, un minerale fibroso utilizzato in passato in diverse attività industriali e costruttive. Non solo, può anche essere causato dall’inalazione di una particella infinitesimale di amianto o con le radiazioni di uranio impoverito che possono restare anche fino a 30 anni nei polmoni come processo di incubazione della malattia. 

Cause del mesotelioma

La causa principale è l’esposizione all’amianto. Infatti, l’inalazione di fibre di amianto rappresenta la principale causa di mesotelioma. L’amianto è comunemente usato in svariati contesti. Tra questi, l’edilizia con coperture, isolamento termico e pannelli di cemento-amianto. Oppure nell’industria con produzione di navi, automobili, freni e guarnizioni e anche in altri settori con isolamento di tubature, caldaie ed elettrodomestici.

Gli altri fattori di rischio

Esistono anche altri fattori di rischio per il mesotelioma. Non riguarda solo l’amianto o l’uranio impoverito, ma anche esposizioni meno comuni, come quelle a zeolite, radiazioni o virus SV40. Questi fattori possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia, soprattutto in associazione all’amianto.

I sintomi del mesotelioma

I sintomi possono essere polmonari, addominali o di altro genere.

  • Sintomi polmonari: Dolore al petto, fiato corto, tosse persistente, espettorato di sangue. Alcuni sintomi sono in comune con la polmonite, ma di diversa gravità e sono indispensabili esami strumentali per accertarlo.
  • Sintomi addominali: Dolore addominale, gonfiore, perdita di appetito, nausea, vomito.
  • Altri sintomi: Affaticamento, perdita di peso, febbre, sudorazione notturna.

Progressione della malattia

Il mesotelioma è una malattia aggressiva che tende a progredire rapidamente. La sua diffusione ad altri organi (metastasi) è frequente e rende la prognosi più sfavorevole. La sua velocità di crescita e diffusione dipende da diversi fattori. Il mesotelioma pleurico, che colpisce il rivestimento dei polmoni, è il tipo più comune e ha in genere una prognosi peggiore rispetto ad altri tipi. Al momento della diagnosi, il mesotelioma viene classificato in stadi che indicano l’estensione del tumore. Stadi più avanzati indicano una maggiore diffusione e una prognosi più sfavorevole. Alcune caratteristiche del tumore, come la sua aggressività genetica, possono influenzare la sua velocità di crescita e diffusione. La salute generale del paziente e la presenza di altre malattie possono influenzare la prognosi e influire sulla progressione.

I trattamenti

I trattamenti che possono essere attuati in caso di mesotelioma sono chirurgico, radioterapico, chemioterapico, genetico e immunoterapico.

  • Chirurgia: Può essere un’opzione per tumori localizzati, ma spesso non è possibile a causa della diffusione della malattia.
  • Radioterapia: Utilizza radiazioni per distruggere le cellule tumorali. Può essere impiegata da sola o in combinazione con altri trattamenti.
  • Chemioterapia: Impiega farmaci per uccidere le cellule tumorali in tutto il corpo.
  • Terapie mirate: Nuove terapie prendono di mira specifiche mutazioni genetiche presenti nelle cellule tumorali.
  • Immunoterapia: Stimola il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali.

La malattia di Franco Di Mare, come lui stesso ha specificato, è molto aggressiva. Nel libro “Le parole per dirlo”, il giornalista ha raccontato il suo mesotelioma, come riportato da Il Corriere della Sera. La malattia di Franco Di Mare: il mesotelioma, ha ispirato il libro del giornalista.

«Ero seduto davanti alla sua scrivania. “Houston, abbiamo un problema”, mi disse il professore. “Francesco, non so come dirtelo. In questo momento vorrei tanto essere l’animatore di un villaggio e non un dottore. Hai un mesotelioma. Aggressivo”. “Quanto?” “Alto grado”».

Ha capito subito.

«Sapevo bene cos’era. Mi sono piegato in avanti, muto, con le mani sulla testa. E il prof si è incazzato. “Ehi! E che è adesso? Si reagisce, si combatte, vedrai che ce la facciamo”». Franco Di Mare, 68 anni, ex inviato di guerra e conduttore tv, deve dosare il respiro, quando parla. «Ho un tumore che non lascia scampo. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Però non mollo. Confido nella ricerca». Accanto a lui c’è una grossa bombola con le rotelle, che lo segue ovunque vada. Nel naso ha un tubicino trasparente. «E’ un diffusore di ossigeno, è lui ora il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte. Da una decina di giorni invece non posso più staccarmi. Sono legato come gli astronauti. A guardarlo bene assomiglia a R2-D2, il robottino di Guerre Stellari». Il cagnetto Lili gli saltella intorno.

Lo chiama per nome, il suo nemico.

«Quando ero piccolo, in famiglia si abbassava la voce: “Quella persona ha un brutto male”. Come se, nominandolo, il mostro ti entrasse in casa. Io invece sono diretto. Ho un cancro. Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi».

«Perché a me?». Lei ha trovato la risposta.

«Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».

Ci ha scritto un libro: «Le parole per dirlo»

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